E’ il più enigmatico, il più raffinato, il più crudele, il più labirintico, il più presuntuoso, il più sorprendente, il più ambizioso, il più titanico, il più cinico, il più metafisico regista del cinema al mondo.
Ma lui non pensa di essere un regista di cinema: pensa di essere un artista totale, come Leonardo da Vinci o Michelangelo. E pensa che il cinema sia morto. O meglio, che non sia ancora nato. E che sarà lui a farlo nascere davvero.
Peter Greenaway, inglese, nato per caso in Galles nel 1942, è autore dei “Misteri del giardino di Compton House”, de “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” e dei “Racconti del cuscino”.
Nei suoi film, corpi nudi, riproduzioni perfette di dipinti celebri, allusioni alla Storia, alla mitologia, alla filosofia, racconti crudeli di vita e di morte, l’analisi impietosa della corporalità umana. Il suo cinema racconta il sesso, il potere, la violenza implacabile degli umani, la ferocia definitiva della mortalità. E lo fa con uno splendore figurativo unico, con una tessitura complessa di immagini dentro le immagini, quadri dentro il quadro. Nei “Racconti del cuscino” una donna scrive sul corpo nudo dei suoi amanti dei racconti d’amore, e li manda all’editore.
Nel “Cuoco”, il corpo di un uomo viene servito per cena al suo assassino. Nell’ultimo film, “Le valigie di Tulse Luper”, un uomo attraversa 92 prigioni, un giro del mondo di prigioni. E intanto le immagini impazzano, parole turbinano nello schermo, sprazzi di videoarte, balli osceni, liste di nomi, fotografie… Un’idea nuova di cinema. Un cinema da guardare come si guarda una mostra di quadri.
Sandro Bernardi è docente di Storia del cinema all’Università di Firenze, autore di saggi su Stanley Kubrick e sulla retorica del cinema.
Giovanni Micoli è direttore artistico di Ladyradio, attore e autore teatrale. Davide Turrini è critico cinematografico di “Liberazione”.
Giovanni Bogani è critico cinematografico della “Nazione”. Ha pubblicato tre romanzi, un saggio sul cinema di Alain Tanner e uno sul cinema di Wenders. Dieci anni fa aveva pubblicato la prima versione di questo libro, ora aggiornato con 110 pagine in più. Il volume “Peter Greenaway” raccoglie un’intervista in 100 domande al regista, e una ricognizione di tutti i suoi film.
Dai cortometraggi realizzati negli anni ’60 in Inghilterra all’ultima opera, “Le valigie di Tulse Luper”, trilogia ancora parzialmente inedita in Italia. Il volume raccoglie anche 150 fotografie, e notizie sulle opere teatrali, gli allestimenti museali, le installazioni realizzate in tutto il mondo da Peter Greenaway. Corredano il volume bibliografia, filmografia e discografia.